domenica 24 febbraio 2008

Alessandra MENESINI - SCRIPTA MANENT


Hanno una memoria di carta, le mostre. La affidano ai libretti di sala, che nelle arti visive si chiamano cataloghi. Ovvero i testimoni resistenti dei volatili giorni d’entusiasmo e fatica che stanno dietro ad ogni allestimento e ad ogni vernissage. Compie 10 anni, la G28 Gallery. Una storia espositiva che si può ripercorrere anche attraverso i bei cataloghi che ne hanno segnato le tappe. Caratterizzati da un intervento d’autore, oggetti d’ingegno essi stessi. Sottili, preferibilmente quadrati e rifiniti rigorosamente a mano, sono da conservare e sfogliare, per un rapido riassunto d’artisti, testi, foto, date. Portano spesso in copertina un lacerto di carta strappata, in un doppio paziente lavoro di collage e decollage. Alcuni, i più austeri, vestono un semplice cartoncino nero ma ci sono quelli legati con cordini sigillati con ceralacca, quelli ritagliati a forma di colomba, con i colori veri di una tavolozza fornita di pennello, oppure forati, a sorpresa, dall’ombra di una mezzaluna nera. Altri ancora nascondono all’interno un’operina di minuscole dimensioni, un pezzo unico, in formato 5x5 ( centimetri). I più eleganti, per accordarsi alla grazia liberty di un palazzo che è anche -soprattutto- una scuola di danza, indossano un fiocchetto rosso su bianchi sparati da sera.
Testo di Alessandra
MENESINI

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